Congedo del Dr. Giacomo Ghisani dal Dicastero per la Comunicazione - sostenitore e benefattore di D.VA

    ghisani 2 ghisani 3

     

    Omelia di P. Federico Lombardi per Messa congedo del Dr. Giacomo Ghisani
    (Cappella dell’Annunciazione, Palazzo Pio 6.2.2024)
    Memoria dei Martiri Giapponesi; Letture: 1 Re 8, 22-23.27-30; Giov 15, 9-17


    Carissime e carissimi!
    Giacomo ci ha invitati a celebrare questa messa insieme a lui, e lo ha fatto con una bella lettera che mi sono meditato ieri sera, pensando alla gioia di trovarci oggi a pregare con lui e con voi in un passaggio importante della sua vita, e quindi un passaggio importante per tutti noi, perché siamo una comunità.
    Celebriamo insieme in un clima di gratitudine, di amicizia, di gioia e di speranza.
    Nella prima lettura abbiamo ascoltato la bella preghiera di Salomone in occasione della dedicazione del Tempio, costruito da lui e dal suo popolo. Questa preghiera ci aiuta a metterci davanti a Dio: “Signore, Dio di Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nel cielo, né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la misericordia con i tuoi servi, che camminano davanti a te con tutto il cuore”. Siamo davanti a Dio. Mettiamo le nostre vite e il nostro cammino davanti a lui con fiducia, con tutto il cuore.
    Facciamolo in spirito di gratitudine. Quando sant’Ignazio ci suggerisce come pregare, a metà della giornata e alla sera, per ravvivare il nostro senso della presenza di Dio, e verificare se stiamo camminando sulla buona strada, insiste molto che il primo punto di questa frequente preghiera sia sempre il ringraziamento.
    Di solito noi, nel nostro rapporto con Dio, andiamo subito alla domanda; e la domanda ci dev’essere, è naturale che ci sia. Ma perché sia ben impostata e ben orientata è bene cominciare prima a renderci conto di ciò che abbiamo già ricevuto, allargando lo sguardo. Dobbiamo imparare a vedere che il nostro cammino non è solo frutto delle nostre forze e del nostro impegno, ma che abbiamo già incontrato il dono di Dio, forse tanti doni, la sua grazia e la sua misericordia, e che c’è sempre un lato buono della vita, anche se talvolta è più facile, talvolta più difficile da vedere.
    Tutti noi, noi che siamo qui ora, certamente abbiamo molto di cui ringraziare, personalmente, per quello che ognuno di noi ha ricevuto, ma anche insieme, come comunità. La preghiera di Salomone parlava di un luogo, il tempio, da dove si innalzava la preghiera del popolo al Signore, e dove si sperimentava la sua presenza e la sua misericordia. Anche se Dio per fortuna è in ogni luogo e lo possiamo incontrare dovunque, per molti di noi questo luogo in cui ci troviamo ora è stato un luogo privilegiato del nostro pregare insieme in momenti importanti, belli o dolorosi, e oggi vediamo che lo è tuttora, e può continuare ad esserlo.
    In modi diversi e in tempi diversi e per periodi diversi, siamo stati chiamati insieme per un lavoro comune, per una missione che ci ha fatto e ci fa essere una comunità. Comunità di lavoro, ma anche comunità di vita; naturalmente con relazioni di intensità e profondità diversa a seconda delle nostre diverse situazioni, ma pur sempre relazioni significative. Relazioni segnate anche da questa vicinanza particolare, fisica ma pure culturale e spirituale, al cuore della Chiesa, alla tomba di Pietro, alla storia della nostra fede - una fede sempre così fragile e così miracolosamente forte -, ai cammini di credenti di ogni lingua e nazione che vengono da lontano e vanno lontano, all’impegno quotidiano dei papi che abbiamo conosciuto e che si susseguono con le loro diverse personalità e i diversi doni; chiamati a servire una barca che naviga sempre in acque difficili, e che ci ricordano giustamente che dobbiamo pregare per loro.
    Così, noi siamo diventati una comunità in cammino, e qui viviamo proprio il momento più alto e più profondo della vita della comunità, intorno a Gesù e ascoltando Gesù. Ascoltando precisamente le parole che Gesù dice nell’ultima cena, che si sta svolgendo qui e ora. “Il Padre ha amato me, io ho amato voi. Il mio comandamento è che vi amiate gli uni gli altri. Non siete miei servi, siete miei amici. Vi ho detto tutto quello che il Padre mi ha detto. Rimanete nel mio amore”. Proprio questo ci dice e proprio adesso.
    Carissime, carissimi, caro Giacomo. Siamo stati e continuiamo ad essere una comunità di lavoro. Ma il fatto più profondo è che il nostro lavoro ci ha dato e ci dà la possibilità di essere una comunità, non solo, ma anche di sperimentare che la comunità può diventare pure comunità di fede, e forse infine anche comunità eucaristica intorno a Gesù risorto, come sta avvenendo ora.
    E allora non c’è spazio per la tristezza o il rimpianto. Gesù continua: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi, e sia piena”. La vostra comunità potrà sciogliersi fisicamente, ma voi potete rimanere nella gioia. Io non vi ho riuniti perché voi restiate fisicamente per sempre qui nel Cenacolo, o dove celebrate l’eucarestia. Io vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto. Il rimanere non è rimanere qui, ma rimanere nell’amore del Padre, rimanere nel mio amore e nell’amore fra di voi.
    Dunque le nostre strade possono separarsi, e certamente prima o dopo si separeranno, ma ciò non significa per nulla rompere la comunione. Anzi, molte volte è bene che si separino fisicamente, perché si possa continuare a portare frutto, o se ne possa portare ancora di più. L’essenziale è che osserviamo il suo comandamento di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati. Allora non ci sarà mai tristezza di separazione, perché ci sarà il fondamento di una speranza forte, che non avrà paura di nessuna separazione nella vita e perfino nella morte, come la speranza dei martiri. Questa gioia speciale, non superficiale ma profonda, durerà nonostante tutto, e nessuno potrà togliervela.
    Qui alla fine è giusto che la preghiera diventi domanda. Gesù dice che ci ha scelti e costituiti perché portiamo frutti che rimangono – frutti solidi e di valore, frutti che non passano - e “perché tutto quello che chiederemo al Padre nel suo nome, ce lo conceda”. Ovviamente a questo punto non chiederemo al Padre nel nome di Gesù la prima cosa che ci passa per la testa o i nostri capricci più arbitrari. Pregheremo con le domande essenziali del Padre nostro e chiederemo il suo Spirito, per osservare i comandamenti che Gesù ci ha dato. E chiederemo tutto ciò non solo singolarmente per ciascuno di noi, ma anche a vicenda per tutti noi, ogni giorno, sia che restiamo sia che partiamo, e saremo tranquilli che il dono più importante non ci mancherà.
    E quando qualcuno di noi parte, faremo come facevano già le antiche comunità cristiane quando i loro membri partivano. Il loro partire era sempre per compiere una missione, per portare frutto nello spirito del Vangelo. Gli Atti degli Apostoli raccontano che la comunità li accomiatava dopo avere pregato per loro, affidandoli al Signore e alla sua grazia.
    Caro Giacomo, la comunità di Antiochia affidava al Signore Paolo che partiva per evangelizzare i pagani fino ai confini del mondo, con viaggi rischiosissimi. Tu parti più normalmente per andare al tuo paese, a Cremona, ad amministrare bene le istituzioni della tua diocesi. Non aver paura, non è una partenza drammatica, è molto serena; ma anche questa è una partenza per una missione impegnativa. E sei tu che ci hai chiesto di congedarti celebrando insieme una eucarestia in questa cappella, e questo è un fatto che ha un significato oggettivo, di cui dobbiamo essere consapevoli; e il significato è quello di cui abbiamo parlato. Noi te ne siamo grati, perché con questo congedo ci aiuti a capire il significato e il modo in cui possiamo vivere tutti i nostri tanti, continui congedi che punteggiano il nostro cammino. Il Signore ti accompagni e ti benedica, e la sua gioia rimanga piena in te. Il Signore ci accompagni e ci benedica tutti e la sua gioia rimanga con noi. Amen

     

    We use cookies

    Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.